Gabriele Salvatores al Bifest
Nirvana è sempre un successo

di Rosanna Luise

Un lungo applauso, dopo la fine della proiezione di Nirvana, che si è rapidamente propagato in tutta la sala del Petruzzelli ha decretato un nuovo successo del regista Gabriele Salvatores. Il regista e sceneggiatore italiano è stato ospite, il 26 marzo, della 14esima edizione del Bif&st–Bari International Film&Tv Festival, ideato e diretto da Felice Laudadio e in programma dal 24 marzo fino al 1* aprile.

fonte: sitoufficialebifest 2023
fonte: sitoufficialebifest2023

La pellicola anche a distanza di 26 anni è riuscita a riscuotere un gran successo da parte del pubblico che ha fatto “a gara” per scattarsi un selfie con Salvatores al termine della sua Masterclass.

Così il direttore artistico della kermesse barese, Felice Laudadio, è riuscito, dopo molte rinunce e posticipazioni nel corso degli anni, ad ospitare il regista premio Oscar per Mediterraneo che ha raccontato al pubblico come sia nata l’idea del film Nirvana.

Gabriele-Salvatores
fonte:paginaufficialebifest

«Stavamo girando Turné e con Diego Abatantuono la sera, a fine riprese, ci rilassavamo con uno dei primi videogiochi rudimentali in cui si poteva giocare a calcio. Una sera Diego, dopo che avevamo spento la consolle, se ne uscì chiedendomi “ma secondo te, adesso che succede ai calciatori, vanno a casa, vanno al ristorante…?”,

Questa sua frase mi fece riflettere insieme a quella che Kurt Cobain scrisse in un messaggio prima di morire “Non riesco a stare più in questo gioco”. Ecco, sono state queste due suggestioni alla base della realizzazione di Nirvana» così si legge sul sito ufficiale del Bif&st.

Dopo aver ripercorso le tappe principali della realizzazione del film e dei temi affrontati al suo interno, il regista ha espresso un parere sui temi di stretta attualità e legati alle nuove tecnologie: «Ho sentito parlare recentemente in televisione di un esperimento per cui sono stati dati, all’Intelligenza Artificiale, una serie di riferimenti molto precisi riguardanti la Gioconda. Dalla macchina, alla fine, ne è uscita una cosa abbastanza improponibile, il che ci dice come la macchina non abbia sentimenti, non abbia l’anima. E per fortuna, aggiungo!»