A cura di Mariarosaria Coppola e Antonio Solazzo
“Intervenire con dati scientifici, varietà resistenti e strategie innovative è la chiave per frenare l’avanzata del batterio, spiega Salvatore Infantino.”
Gli ulivi soffrono per la siccità, cosa si sta facendo?
“Gli ulivi soffrono per la siccità, e al momento si stanno adottando diverse misure. Per rispondere in modo più specifico, rimanderei al collega che se ne occupa direttamente. Tuttavia, a livello generale, la questione dell’acqua è complessa. Esistono soluzioni legate al trasporto e alla distribuzione dell’acqua da aree dove è più abbondante verso quelle che ne hanno bisogno, come le aziende agricole. Purtroppo, le normative attuali sono datate, e questo comporta perdite significative lungo le reti di distribuzione.
Inoltre, è essenziale una gestione più consapevole dell’acqua direttamente nelle aziende agricole. Questo significa promuovere pratiche di irrigazione scientificamente ottimizzate, utilizzando strumenti di supporto per le decisioni, così da aiutare gli agricoltori a dosare e somministrare l’acqua in modo efficiente e solo nei momenti critici. Questo approccio consentirebbe di rispondere meglio ai cambiamenti climatici e alla crescente siccità.”
Per quanto riguarda l’esperienza di altri paesi, i metodi che sono stati adottati in Puglia si confrontano con quelli che sono stati utilizzati anche in altri paesi europei ed extraeuropei?
“Per quanto riguarda i metodi di contrasto alla Xylella adottati in Puglia, è importante sottolineare che, a livello globale, non esiste ancora una cura efficace contro questa malattia. Le tecniche utilizzate in Europa, incluse quelle pugliesi, seguono le stesse linee guida e quindi, al momento, non è possibile attingere a esperienze di successo da altri paesi. In realtà, la Puglia, grazie al lavoro che svolge, può essere considerata un punto di riferimento internazionale in questo ambito.
In particolare, la regione ha sviluppato un metodo rigoroso di monitoraggio e analisi, con un numero molto elevato di campioni testati a livello molecolare, per cui è all’avanguardia rispetto a molte altre realtà mondiali. Un altro aspetto fondamentale è l’ampia raccolta di dati effettuata a partire dal 2013, che viene condivisa con la comunità scientifica internazionale. Questi dati sono essenziali per approfondire le conoscenze sulla Xylella e per sostenere eventuali modifiche normative.
Infine, va sottolineato un punto cruciale legato alla diversità genetica delle sottospecie di Xylella, come la pauca, multiplex e fastidiosa, che presentano differenze genetiche paragonabili a quelle esistenti tra specie diverse di primati. Pertanto, sarebbe opportuno che le normative sanitarie riflettessero la pericolosità specifica di ciascuna sottospecie. L’applicazione uniforme dei regolamenti su tutte le sottospecie, come si fa attualmente, rischia di portare danni maggiori di quelli causati dal batterio stesso.”
Considerando i recenti focolai individuati e la tendenza alla diffusione del batterio, quale pensa sia la prospettiva a lungo termine per la Xylella in Puglia? Esiste una previsione scientifica sul possibile avanzamento verso nord?”
“I modelli epidemiologici e previsionali non ci consentono di fare previsioni sulla diffusione della Xylella, ma è importante considerare alcuni dati. Nei primi anni di monitoraggio rilevavamo un’alta percentuale di piante infette rispetto alle pinte campionate arrivavamo anche al 4%, oggi questa percentuale è drasticamente diminuita, ovviamente siamo in contesti diversi. Questo è indicatore del fatto che la velocità di diffusione della malattia si è ridotta, per un insieme di ragioni, per esempio, man mano che il batterio si sposta verso nord le condizioni climatiche più fredde non sono più quelle ottimali, non come nel caso di Gallipoli. Le temperature meno favorevoli rallentano l’avanzamento della Xylella, insomma, e questo è un aspetto fondamentale. Inoltre, la Puglia ha incentivato la diffusione di varietà di olivo resistenti al batterio, si contribuisce a ridurre la quantità di inoculo e questo cosa significa? Che le varietà resistenti contengono il batterio ma in minore quantità rispetto alle varietà resistenti per cui l’insetto che trasporta il batterio trova più difficoltà a infettarsi e dunque si riducono le probabilità che prelevi il batterio e lo trasmetta ad un’altra pianta. Anche le misure di controllo del vettore con trattamenti fitosanitari sono finalizzate a ridurre la popolazione del vettore e dunque anche in questo caso abbassando ulteriormente le probabilità di trasmissione del batterio. È però cruciale continuare a basare ogni intervento sulle evidenze scientifiche disponibili, la scienza deve produrre risultati cosolidati. L’altro aspetto importante è quello di evitare di prendere per salvifiche delle soluzioni che invece non sono risultate tali, e non ancora dimostrate sul piano scientifico. Noi dobbiamo muoverci con approccio scientifico, con dati pubblicati su riviste autorevoli è ovvio che potrebbero non esserci delle condivisioni su alcuni aspetti di questa vicenda, è giusto che si alimenti un dibattito costruttivo. È fondamentale, quindi, che le nostre decisioni si fondino su conoscenze solide, aggiornate e poggiate su solide fondamenta scientifiche”.
La Xylella ha avuto un impatto devastante sia dal punto di vista economico che ambientale. Quali sono le strategie a lungo termine per sostenere gli agricoltori colpiti e ripristinare i terreni danneggiati?
“Per quanto riguarda le implicazioni economiche e ambientali della Xylella, l’impatto è stato profondo e significativo, sia sul piano economico, come già accennato, sia su quello ambientale. La malattia ha colpito duramente l’agricoltura pugliese, tanto che il danno è stato stimato da vari studi in oltre due miliardi di euro. Questo fenomeno non è solo un’emergenza agricola, ma è diventato un problema sociale, con profonde ripercussioni sul paesaggio e sull’economia locale. Per sostenere gli agricoltori e pianificare una risposta a lungo termine, è stato avviato un Piano Straordinario di Rigenerazione del settore, con un budget complessivo di 300 milioni di euro, finanziato con fondi di sviluppo. Di questi, 70 milioni sono gestiti dal Ministero e 230 milioni dalla Regione Puglia. Il piano prevede diverse misure: una delle principali, finanziata con 80 milioni di euro, consiste nel sostituire le varietà di ulivo suscettibili alla Xylella con varietà resistenti, di cui oggi ne abbiamo quattro. Inoltre, sono previsti contributi ai comuni per operazioni obbligatorie, come la lavorazione del terreno e altre misure di controllo. Questa strategia mira non solo a ridurre l’impatto della malattia, ma anche a sostenere la ricostruzione del tessuto agricolo ed economico colpito, con un occhio di riguardo per la sostenibilità ambientale.”
E per gli agricoltori, cosa state facendo?
“Per quanto riguarda il sostegno agli agricoltori che hanno subito perdite significative, stiamo portando avanti misure per facilitare la sostituzione delle varietà suscettibili alla Xylella. Presto sarà attivata una nuova misura per promuovere l’espianto delle varietà vulnerabili e il reimpianto di quelle resistenti, come previsto dai fondi del Piano di Rigenerazione. Una delle iniziative più innovative prevede un sostegno agli agricoltori che decidono volontariamente di distruggere materiale di moltiplicazione non commercializzabile, a causa delle restrizioni di movimento imposte per limitare la diffusione del batterio. Se l’agricoltore elimina questo materiale, riceve un supporto per affrontare la perdita e proiettarsi verso una produzione futura sostenibile. Inoltre, offriamo un indennizzo agli agricoltori che abbattono volontariamente le piante infette. Sebbene questi indennizzi non coprano interamente il valore di mercato delle piante perse, rappresentano comunque un sostegno importante. L’obiettivo è garantire che i produttori non siano lasciati soli ad affrontare l’onere delle misure fitosanitarie necessarie per combattere la Xylella, sia a livello operativo sia finanziario.”
Qualcuno di questi sostegni è già attivo?
“È stata prevista una misura dedicata di 20 milioni di euro per finanziare attività di ricerca, in particolare per studiare come devono essere coltivate e gestite le varietà resistenti alla Xylella. Questo investimento punta a ridefinire il modello di coltivazione per queste nuove varietà, affinché possano adattarsi al meglio alle condizioni del territorio.
Inoltre, stiamo considerando la possibilità di offrire servizi di supporto agli agricoltori, per aiutarli nella gestione e ridurre il fabbisogno di risorse, in modo da garantire un approccio più sostenibile e innovativo.”
Qual è il ruolo della comunità locale nella lotta alla Xylella? In che modo vengono informati e coinvolti cittadini e stakeholder locali?
«Beh, utilizziamo diversi canali, sia quelli solidi e tradizionali, sia con uno spot che mandiamo in onda in alcuni periodi strategici. Ad esempio, recentemente abbiamo realizzato uno spot con Helen Mirren come madrina. Essendo un’attrice di fama mondiale e premio Oscar, la sua immagine è conosciuta ovunque e ha un forte impatto. Ha partecipato a titolo gratuito, dimostrando grande disponibilità verso questa iniziativa. Anche il regista Edoardo Winspeare ha collaborato gratuitamente per girare questo spot. Oltre a questo, abbiamo un periodo specifico in cui io e l’assessore organizziamo incontri con i sindaci di diverse comunità locali e con le organizzazioni professionali agricole. In queste occasioni forniamo tutte le informazioni necessarie e rispondiamo alle domande. Sappiamo che, per quanto cerchiamo di informare in modo capillare, probabilmente non è mai abbastanza. Infine, stiamo lanciando un bando per finanziare progetti delle organizzazioni professionali e dei produttori. L’obiettivo è permettere loro di organizzare attività informative sul territorio, raggiungendo le persone in modo ancora più diretto e specifico.»
L’avanzata della Xylella non si ferma e continua a progredire. Alla luce dei risultati ottenuti, vi siete mai chiesti se sia il caso di rivedere i metodi? Avete mai messo in discussione le vostre azioni o esplorato strade alternative che magari non sono state ancora considerate?
È fondamentale che ogni servizio sanitario sia preparato a gestire un organismo nocivo come questo. Tuttavia, la Xylella non è l’unico parassita dannoso per l’ambiente: esistono altri patogeni e la sua presenza non è esclusiva della Puglia, ma si riscontra anche in Spagna, Portogallo e Francia. Noi operiamo seguendo le linee guida descritte nel regolamento europeo, che ha valore sovranazionale e stabilisce norme precise e rigorose. Questo regolamento ci impone di attuare determinate misure di contenimento, garantendo così un’azione uniforme su tutto il territorio regionale.
Vorrei aggiungere che i nostri avi ci hanno insegnato che, quando una pianta è malata, l’unica soluzione è eliminarla. Non condivido l’idea di cercare di salvare le piante infette: è necessario abbatterle per limitare la diffusione della malattia e ridurne la velocità di propagazione. Ci sono poi alcune aree, come a sud di Fasano, dove ormai si deve convivere con la malattia. In questo contesto, la nostra strategia si fonda su due pilastri principali. Il primo pilastro consiste nell’utilizzo di varietà resistenti (Tolleranti, n.d.r.) alla Xylella o nell’innesto di varietà suscettibili su portainnesti resistenti. Il secondo pilastro riguarda l’applicazione di buone pratiche agricole, come una corretta irrigazione (quando l’acqua è disponibile), una buona concimazione e la rimozione delle parti secche della pianta. Queste pratiche permettono di mantenere la pianta in equilibrio, garantendo sia una funzione produttiva sia una funzione vegetativa ottimale.
Negli ultimi dieci anni, abbiamo agito sempre in conformità al regolamento. Se rileviamo una pianta infetta, non abbiamo la facoltà di decidere arbitrariamente se abbatterla o meno: il regolamento ci impone di procedere con l’abbattimento.»
Mi scusi però tra abbattere gli alberi e tutto il resto ci sarebbe comunque la possibilità di curarli! Non crede?
«Nelle zone in cui applichiamo le misure di contenimento, come le cosiddette “isole”, interveniamo con l’abbattimento delle piante infette e delle piante suscettibili nel raggio di qualche metro. Prendiamo, per esempio, le piante che abbiamo individuato vicino a Bari: quelle infette vengono eliminate, e le piante a rischio che si trovano in prossimità vengono monitorate attentamente.
Non abbiamo molta libertà di scelta su questo processo, e credo sia giusto così, perché è grazie a un sistema di sorveglianza capillare che possiamo rilevare tempestivamente la presenza del batterio e intervenire con l’abbattimento. Questo approccio consente di rallentare la diffusione dell’infezione. Purtroppo, non disponiamo di una mappatura precisa per ogni singola pianta. Adottiamo quindi un approccio statistico, che ci permette di coprire il più possibile, anche se inevitabilmente comporta un margine di errore. Ci muoviamo nel modo migliore possibile all’interno di questi vincoli e con le risorse a disposizione, ma dobbiamo comunque accettare che esista un certo livello di imprecisione legato all’approccio statistico.»