“Shadow”, l’ombra lunga
della pedofilia on line

di Antonietta Pasanisi

L’hanno cercato per 10 anni nelle dark web, ad inchiodarlo la Procura di Roma e la Polizia Postale

Ombra tra le ombre, il pedofilo definito dalla Polizia postale ‘Shadow’, ricercato da 10 anni da mezzo mondo, è stato arrestato grazie a un’indagine della Procura di Roma.

Nell’ordinanza di fermo eseguita dalla Polizia Postale, guidata dal direttore Ivano Gabrielli e dal pubblico ministero, che coordina le indagini, Eugenio Albamonte, vengono contestati all’uomo il reato di violenza sessuale aggravata su minorenni, associazione per delinquere finalizzata alla diffusione di pratiche di pedofilia, condivisione di notizie utili all’adescamento di minori e allo scambio, detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.

L’orco nero è un cinquantenne residente nel Centro Italia, insospettabile libero professionista, un uomo comune, che conduceva una vita anonima, ma che in realtà si trasformava in un mostro. Un predatore sessuale con vittime che adescava sul web, anche di età inferiore ai 10 anni.

Per varie procure europee era ritenuto uno dei maggiori produttori di materiale pedopornografico, infatti gli investigatori gli hanno sequestrato centinaia di migliaia di foto e video. Per la polizia britannica era una “primula rossa”. Chi indagava lo aveva definito “Shadow”, anche se nell’ambiente era noto con un nick-name tenuto segreto, ombra appunto, perché sfuggiva di continuo, grazie a una maniacale attenzione ai dettagli, a una prudenza fuori dal comune che lo rendeva invisibile.

 

Le indagini e The love zone

In base a quanto ricostruito dagli inquirenti romani si è trattato di un’indagine complessa perché immersa nelle tenebre del mondo virtuale delle dark web  buchi neri e far west senza regole e controlli sufficienti in cui si annidano alla conquista degli orrori tanti criminali o menti perverse alla ricerca di vittime. Shadow infatti operava in una comunità virtuale di pedofilia chiamata “The Love Zone – Tlz”, una zona franca da cui era scomparso da un anno proprio per far perdere le tracce.

In base agli elementi raccolti l’uomo partecipava attivamente alla comunità pedofila Tlz della rete Tor.

The love zone, ora chiusa dalla polizia postale, era un’organizzazione a carattere transnazionale in cui facevano parte numerosi membri  in cui si scambiava e pubblicava una considerevole quantità di materiale pedopornografico restando nell’anonimato ed eludendo i controlli delle forze di polizia. La community era ben strutturata, prevedeva una precisa gerarchia e ruoli ben determinati, con un’apposita sezione dedicata ai produttori di contenuti multimediali realizzati mediante lo sfruttamento di minori di 18 anni. Per arrivare alla sua identificazione gli agenti della Postale hanno lavorato soprattutto sotto copertura. Un gruppo di specialisti della Polizia Postale sono stati capaci di instaurare con il pedofilo un rapporto di empatia. Infiltrati, si sono finti sia utenti delle comunità virtuali utilizzate dai pedofili per lo scambio di materiale sia potenziali vittime: solo operando in questo modo sono riusciti a farlo emergere dagli abissi del web oscuro per poterlo così inchiodare. Alle indagini hanno partecipato anche un analista e un esperto di Europol,  l’agenzia che coordina a livello europeo vari corpi investigativi nazionali, entrambi specializzati in dark web live forensic, una branca del digital forensic che riguarda l’analisi delle evidenze di rilevanza legale e penale riscontrabili nei computer , che hanno affiancato il personale del Centro nazionale per il Contrasto della pedopornografia online.

Per anni ha abusato di bambini sotto i dieci anni, avvicinati con varie tecniche di manipolazione, dopo aver carpito con astuzia la fiducia dei loro familiari, filmandoli e poi riversando il contenuto di quegli abusi sulle board, le comunità virtuali di pedofili internazionali, dove lo scambio di questo materiale è continuo e consente anche di scalare le gerarchie. Le cautele adottate da Shadow non sono però bastate per fermare le indagini. Sono stati gli stessi poliziotti con i quali ha chattato per anni, convinto che fossero altri pedofili, ad arrestarlo.

La cattura dell’uomo ombra è un successo investigativo internazionale, perché era considerato l’equivalente, nell’ambito della pedofilia, del boss Matteo Messina Denaro nella mafia, anche lui latitante per anni. Molti bambini, sue vittime, sono stati identificati e hanno riportato e confermato altri atroci particolari delle violenze subite. Spavaldo e arrogante nel momento della cattura l’uomo ha chiesto ai detective sorpreso e curioso: “Come avete fatto?”. All’interno della communiti Tlz c’erano anche altri pedofili italiani, anch’essi identificati e arrestati.

Gli agenti infiltrati sul dark web hanno navigato per anni nel sistema “Tor” prima di riuscire a “deanonimizzare” queste ombre, come si dice in gergo. Il browser era nato in origine con buoni propositi per consentire a giornalisti e opinionisti di poter lavorare in anonimato in paesi non democratici. In seguito è stato sfruttato a fondo dalla malavita comune e organizzata, dai truffatori, dagli hacker e anche dalle board pedofile. La Tlz ha trovato terreno fertile fino a quando è durata. Shadow si è accreditato con gli altri componenti della comunità portando nuovi video, contributi inediti, arricchendo così il già ricco archivio che è stato individuato dal Centro nazionale per il Contrasto della pedopornografia online, il CNCPO. Padri anch’essi di figli piccoli, determinati perciò ancora di più nella missione di smascheramento dei volti dei bambini coperti nei video. La loro motivazione a perseguire questi pedofili, così sfuggenti, era molto forte tanto da seguirne ogni azione. Una loro peculiarità comune è il fatto di uscire raramente di casa, ombre appunto, che vivono in una realtà parallela che amplifica la loro dipendenza dal male. Solo uno di questi criminali è stato catturato fuori dalla propria abitazione da un agente sotto copertura, perché aveva ceduto a un appuntamento di persona per lo scambio di un supporto informatico pieno di immagini. Passi falsi, nonostante la loro lucida mente criminale, che hanno consentito agli inquirenti di aprire delle crepe su cui puntare e smantellare il più grande sistema pedofilo digitale ad oggi mai scoperto in Europa.

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